Cartolina dalla Valle di Susa V illar Dora è un comune della Valmessa a 367 m. sul livello del mare, che comprende una zona pianeggiante sulla sinistra della Dora Riparia e una collinare e montuosa dove si trovano numerose borgate, su una superficie totale di 5 km2. Gli abitanti, denominati villardoresi, sono all’incirca 2900, i santi patroni sono S. Vincenzo e S. Anastasio, festeggiati il 22 gennaio, compatroni con la Madonna del Carmine, festeggiata invece il 16 luglio.
La storia
In epoca romana sorgeva probabilmente, sulla rocca del castello, un posto di vedetta in posizione strategica, a guardia della vicina Gallia transalpina. Di particolare interesse è il castello, l’insediamento pi๠antico del paese, i cui feudatari erano legati al conte di Savoia. Nei secoli XII, XIII e XIV si avvicendarono diverse famiglie feudatarie, la pi๠rilevante è stata quella dei Provana. In età napoleonica il paese fu sottomesso ai francesi e subentrarono i conti Antonielli d’Oulx, ancora oggi proprietari del castello. Nel 1928, durante il fascismo, Villar Dora venne annesso ad Almese fino al 1955, quando riacquistò l’autonomia.
Le attività del passato
Come nella maggior parte dei comuni valsusini, l’economia è sempre stata legata alle attività agricole, in particolare dagli inizi del Novecento fino agli anni ’70 era fiorente la produzione di ciliegie. Era presente anche una fornace che produceva mattoni e tegole. Demolita negli anni ‘80, si è conservata soltanto la ciminiera. Nella zona delle Piotere, si estraeva invece la torba, formatasi in seguito all’accumulo dei sedimenti organici. Cessata l’attività di estrazione, le cave si riempirono d’acqua e si trasformarono in stagni. Dagli anni ’40 fino agli anni ’70 fu presente anche una fabbrica di valigie.
Da vedere
All’imbocco del paese è visibile la Torre del Colle, in stile romanico, situata sotto alla collina della Seja. Faceva probabilmente parte di un sistema di vigilanza. Nel cuore del paese sorge invece il Castello. Nel basso medioevo era costituito da un complesso di torri unite da una cinta muraria, mentre la struttura attuale risale al XV secolo. La Ca’ Bianca risale al XVII secolo, mentre i giardini furono realizzati nell’Ottocento. La chiesa parrocchiale risale probabilmente all’VIII secolo d.C. Originariamente edificata in stile romanico, fu in seguito ristrutturata in stile barocco. Di notevole interesse sono anche le cappelle di San Rocco e San Pancrazio. Nell’edificio adiacente al municipio si trova il Museo di Preistoria della Dora Riparia (Do.R.P.) che illustra le fasi geologiche e antropologiche del bacino idrografico della Dora Riparia, nel periodo compreso tra il neolitico e l’epoca attuale. Inaugurato nel 2005, è aperto il mercoledì e il sabato dalle 15 alle 18.
San Vincenzo e Sant’Anastasio
I patroni di Villar Dora sono S. Vincenzo e S. Anastasio, cui è dedicata la chiesa parrocchiale, situata nel centro del paese, nei pressi del castello. Patrona del paese è anche la Madonna del Carmine. Nato in Spagna da una famiglia consolare, fin da giovane Vincenzo si fece apprezzare per la sua moralità , la profonda istruzione nelle scienze sacre e profane e la convincente dialettica. Ciò gli valse l’ordinazione a diacono. Durante la persecuzione di Diocleziano, fu imprigionato dal governatore Daciano. Torturato e rinchiuso in una cella buia, Vincenzo morì e il suo corpo venne gettato ai cani famelici. Poiché le sue spoglie furono difese dal miracoloso intervento di un corvo, Daciano le fece chiudere in un sacco e gettare nel fiume. La tradizione afferma che, galleggiando sull’acqua, il sacco approdò a riva e venne raccolto da una comunità cristiana, che eresse in loco una chiesa in onore di Vincenzo, diacono e martire. Anastasio era invece un monaco persiano. Convertito alla religione cristiana, andò a Gerusalemme dove ricevette il battesimo cambiando il nome di Magundat in Anastasio, il risorto, per evidenziare la sua conversione. Dopo sette anni di vita monastica, si recò in Palestina a Cesarea, allora dominata dai Persiani, dove fu sottoposto a crudeli tormenti perché abiurasse. Fu in seguito decapitato e le sue reliquie furono trasportate e venerate a Roma. I due santi vengono celebrati nel mese di gennaio durante la messa domenicale, cui segue un pranzo comunitario all’oratorio.
Ma la popolazione villardorese è legata soprattutto ad altre solennità , ricordate nel corso dell’anno. A maggio, per esempio, si festeggia S. Pancrazio nella cappella, circondata dai castagni, nei pressi della Seia. E’ consuetudine il sabato sera della vigilia fare la marcia della pace, partendo dalla piazza della Chiesa e raggiungere la cappella tra canti, preghiere, momenti di sosta e riflessione guidata dai giovani dell’oratorio. Ogni anno gli alpini preparano un pranzo nei pressi della cappella, seguito dalla messa nel pomeriggio.
Il 16 agosto è dedicato a S. Rocco. In questa occasione, la banda musicale passa di borgata in borgata a distribuire i sonetti, brevi poesie scritte in piemontese, fermandosi nei vari cortili a suonare un brano. In autunno, si celebra invece S. Martino presso la cappella situata nella borgata Borgionera. La festa, la cui data precisa è l’11 novembre, viene spostata alla domenica per permettere la partecipazione di pi๠famiglie. Infatti, da molti anni ormai, questa è un’occasione di ritrovo e di divertimento soprattutto per i pi๠piccoli, per i quali sono organizzati dei giochi dopo la messa. Gli Alpini offrono a tutti caldarroste e vin brulè. (Chiara Vair)