“Mia Mama a disia: Tut a l’ha na fin’ E..an prinsipi..i disu mi!”. E così anche l’allestimento del “nostro piccolo museo” del Bennale, piccola borgata di Chiusa di san Michele è stato completato, come ha sancito l’inaugurazione ufficiale svoltasi domenica 31 luglio, durante la festa patronale. La sua “nascita” è stata festeggiata alla grande. Ho ancora nel cuore le note dell’inno nazionale, suonato dalla Banda di Chiusa. Sì, ci voleva per una “creatura appena nata e fortemente voluta” da tutti noi. Il bellissimo discorso del sindaco Fabrizio Borgesa, la stupenda spiegazione di Sergio Maritano, il nostro eccellente storico.
Tutti noi della borgata ringraziamo il Comune di Chiusa che ha voluto darci in “comodato d’uso” proprio l’edificio adiacente alla cappella della Madonna degli Angeli, che sin dal 1854 è stato sede delle scuole elementari che, in questa borgata, nel 1904, contava 150 abitanti. Sicuramente, non si poteva lasciare andare “in rovina la scuola”, anche perché da sempre la scritta “Scuole Comunali” fa bella mostra sulla facciata. E ancora oggi, in silenzio, con il pensiero e un po’ di fantasia, si possono scorgere, in inverno, nella neve le “orme dei piccoli zoccoletti” dei bambini che hanno abitato e frequentato proprio questa scuola.
Diversi maestri e maestre si sono alternati nell’insegnare a scrivere, leggere e a far di conto e soprattutto l’amore per il lavoro, il rispetto e l’aiuto reciproco. Molti, leggendo il bellissimo manifesto redatto per l’inaugurazione, si saranno chiesti: “Un Museo, al Bennale?”. Certamente è “piccolino”, ma per questo non meno importante e voluto da quelli che con impegno hanno lavorato per l’allestimento con ricerche, raccolte di oggetti, fotografie , lavorando di pennello con vernici e olio di gomito per renderlo pulito, splendente e accogliente per i visitatori.
Si può abbracciare quasi tutto in uno sguardo: la piccola aula con il maestro Domenico Giai Minietti in cattedra, la cucina con tutto pronto in tavola, la camera da letto con la culletta fatta e dipinta a mano da un papà per il suo piccolino.
Piccolo, ma non meno importante di quello già esistente più a valle, sempre nel comune di Chiusa, che si è arricchito così di un altro gioiellino oltre al museo “C’era una volta la latteria”.
Viene spontaneo chiedersi: perché un museo in una località così nascosta? Ma proprio per non dimenticare mai la vita in questo angolo di mondo vissuta da chi ci ha preceduto: un modo di vivere totalmente diverso, inimmaginabile al giorno d’oggi: senza luce elettrica (portata nel 1994), raggiungibile solo da mulattiere. Eppure, anche i bambini di allora hanno avuto e realizzato i loro sogni. Noi di oggi guardiamo con commozione tangibile i bambini ritratti nella foto che abbiamo fissato sotto la scritta “Scuole Comunali”, di fianco all’ingresso. Sono bambini con cui abbiamo percorso un tratto di strada nella vita adulta. I loro occhietti la raccontano lunga e ci dicono che molti di loro, prima di entrare in classe, avevano già aiutato in casa per la mungitura o per dare il fieno alle mucche e agli animali. E, prima di pranzo, portavano il letame nei prati, nelle gerle intrecciate con amore per le loro piccole spalle.
Sono occhi di piccoli scolari in età diverse, che con il maestro Domenico hanno fatto i primi passi verso i loro sogni, il loro futuro. Fosse quel che fosse: lì in borgata, nel comune di appartenenza, la Chiusa, oppure all’estero come era d’uso in quegli anni per avere una vita migliore per sé e per la famiglia che si sarebbero creati. Bambini che per questa foto hanno indossato i loro abitini migliori e i cappellini più eleganti. Hanno riempito i loro cuori di speranza per trasmetterla a noi, ancora oggi. E sapete? È stata una giornata molto, molto emozionante. Veramente, i nostri antenati saranno felici. Vi aspettiamo, sicuri che il “piccolo Museo del Bennale” emozionerà anche voi.
Armida Ilva Germena


