Un pezzo di legno diventa vassoio, un cucchiaino si fa manico, un ferro dismesso un orologio da tavolo, un vecchio cassetto un portadocumenti, una bombola vuota della birra uno scranno, una vecchia scala un portasciugamani. Con creatività, manualità e pazienza quello che era uno scarto di lavorazione o un oggetto dismesso può diventare una risorsa.
Perché “si può fare”: ed è questo il motto e al tempo stesso il nome che si è data l’associazione nata un anno fa a Giaveno che, prima ancora di creare oggetti d’arredo unici con materiali di recupero, offre a giovani con disabilità medio – lieve l’opportunità di sperimentare un lavoro, fornendo loro strumenti e competenze pratiche. “ L’iniziativa risale al periodo della pandemia, in casa nostra. Mio marito Luca, appassionato di restauro, ha iniziato a coinvolgere nostro figlio Federico che ha una sindrome di Down lieve. A lui, nel tempo, si è unita prima Rebecca di Sangano e poi Marco di Reano, e da quella che era solo un’attività saltuaria è nata l’associazione, che oggi, per tre giorni a settimana, lunedì, mercoledì e giovedì, coinvolge otto giovani tra i 20 e i 27 anni, seguiti da un artigiano, dall’educatrice Antonietta Totaro affiancata da Lucia Leonardi”.
A parlare è Giovanna Giai Chel, presidente di “Si può fare”, il cui direttivo è composto dalla vice Marta Barcellona, dal segretario Luca Lovera e dal tesoriere Luca Periale. Famiglie unite dall’esigenza di aiutare i loro figli a costruirsi un futuro, partendo proprio dal lavoro, per arrivare un giorno all’obiettivo più importante: l’autonomia e l’indipendenza, magari vivendo insieme in gruppi appartamento. “Finite le scuole dell’obbligo, i corsi di formazione vari, gli stage, noi genitori di ragazzi con disabilità medio-lievi ci ritroviamo, tutti, a pensare al loro domani. Ma il loro futuro lo costruiamo oggi, giorno per giorno, conquista dopo conquista. Ed ecco il motivo per cui abbiamo dato vita a Si può fare”.
Nell’officina di via Beale 41 bis, Federico, Rebecca, Luca e tutti gli altri disegnano, incollano, levigano, misurano, colorano, “ ma soprattutto imparano il rispetto delle regole e dell’organizzazione del lavoro come arrivare in orario, rispettare gli amici-colleghi, saper lavorare in gruppo. E in questo periodo natalizio, con gli ordini triplicati, ad aumentare i ritmi perché la richiesta è maggiore” spiega Giovanna Giai Chel, che mostra i vassoi ricavati da un tronco di legno e pieni di prodotti locali pronti per essere consegnati ai clienti. “ A ottobre ne abbiamo fatti una sessantina, le prenotazioni per Natale ad oggi sono ben 150, molto di più di quanto ci aspettassimo. La presenza sui social sta dando i suoi frutti”.
Un anno, quindi, in cui l’associazione è cresciuta. “ Ha posato fondamenta solide e con l’arrivo dell’educatrice a metà anno si è meglio strutturata. Ma, oltre al lavoro, ‘Si può fare’ ha anche un’anima ludica: ogni quindici giorni i ragazzi vanno a cena insieme in pizzeria e una volta al mese in gita da qualche parte. Ogni attività per loro è formativa, dal prendere i mezzi pubblici a fare la spesa, e tutto va nella direzione dell’autonomia”.
Autonomia che passa anche, com’è giusto che sia, dalla retribuzione per quanto fanno. “Per ora non riusciamo, ma sono convinta che arriveremo anche a questo risultato”. D’altronde al momento l’associazione non riceve contributi da enti e fondazioni perché per accedere ai bandi di finanziamento occorre almeno il bilancio di un anno. Si autofinanzia attraverso la vendita degli oggetti d’arredo a privati e aziende, e la raccolta fondi attivati su Go-FundMe. “In tanti ci sostengono, e li ringraziamo, sintomo che credono in questo progetto che è appena all’inizio”.
Le proposte non mancano: “Vorremmo aprire uno showroom accanto al laboratorio in modo tale che le persone, oltre a vedere i complementi d’arredo realizzati, possano toccare con mano questa realtà. Senza contare che l’attività di vendita diventerebbe per i ragazzi un altro ambito di lavoro”.
Per ora la vetrina di “Si può fare” è virtuale sui social, Facebook e Instagram, dove si possono vedere i tanti oggetti – unici e davvero belli – creati; per eventuali contatti 333.7993827.
Anita Zolfini