Paola Aime, la figlia di Tino, come un’elegante presenza d’altri tempi, ci apre la porta in una fredda e assolata mattinata autunnale.
Oltre l’uscio c’è un regno incantato fatto di arte, bellezza, memorie, paesaggi e storie silenziose.
All’ingresso, le pareti sono ricoperte di opere di Tino.
La casa pullula di lavori di diversi artisti e stili: surrealisti, astrattisti, paesaggisti. Le sculture sono ospitate qua e là, ad arricchire gli spazi.
“Vecchi mattoni pieni, pietre, legno, filo di ferro, corteccia di larice, rami di pino, sbalzi su rame, rottami di ferro… Ho usato di tutto”, riportava Tino all’amico Valter Giuliano nella biografia “Vorrei dipingere l’aria”.
Servizio su La Valsusa del 28 novembre.
Cristina Bruno