Più che comandare, come vuole il tormentone di Fabio Rovazzi, la coazzese Paola Sacchi in tangenziale ha rischiato sul serio di partorire il suo secondogenito, Alberto. A raccontare la rocambolesca vicenda, per fortuna a lietissimo fine, è il marito di Paola, Davide Girelli, volto noto a Coazze per il suo impegni in diverse attività sociali: “Nella mattinata di venerdì 28 luglio, ho accompagnato mia moglie all’ospedale di Ciriè, il cui primario di Ginecologia la segue da anni, per un controllo di routine, ma i medici hanno deciso di non trattenerla, in quanto il termine pareva ancora lontano. Dopo averla riaccompagnata a casa, sono andato a lavorare, a Volvera. Intorno alle 16, Paola mi ha chiamato in preda alle contrazioni; non ci ho pensato un attimo e nel giro di mezz’ora ero già a Coazze per portarla a Ciriè”. Davide guida il più velocemente possibile, ma, all’altezza del casello di Bruere, si blocca, a causa di lavori e, soprattutto, del traffico dell’ora di punta. “Era il nostro incubo ricorrente — spiega ancora Davide — Anche la nostra primogenita, Silvia, è nata a Ciriè e anche allora pregavamo perché non nascesse alle 5 del pomeriggio. Per fortuna, lei è nata la mattina presto, mentre Alberto ha centrato in pieno l’orario peggiore”.
La salvezza, per i due giovani coniugi coazzesi, è ferma sotto due lampeggianti blu: “Ho visto in lontananza una pattuglia della Polstrada ferma con i lampeggianti accesi, l’ho raggiunta sulla corsia d’emergenza e ho illustrato la situazione agli agenti. Questi hanno tagliato corto e mi hanno detto soltanto: ‘Ci segua!’. Ho seguito la pantera che, a sirene spiegate, mi ha fatto largo per tutta la tangenziale e, dopo l’uscita, anche per le strade urbane. Siamo arrivati all’ospedale e medici e infermieri ci stavano già aspettando, allertati sempre dai due poliziotti”. La sala parto era pronta e, dopo neanche 50 minuti dal nostro arrivo, Alberto è venuto al mondo. Pesa 3,230 chili, sta bene, come la mamma, e potrebbe tornar
e a Coazze già lunedì 31 luglio. “Ho solo avuto il tempo di abbracciare i due poliziotti e chiedere i loro nomi: Gianluca e Mattia, poi mi sono fiondato da mia moglie. Sarei davvero felice di incontrarli di nuovo; so che sono della Polstrada di Torino. Loro e il personale dell’ospedale di Ciriè rappresentano l’Italia migliore, quella che funziona” conclude Davide, ancora un po’ scosso, mentre stringe fra le braccia il piccolo Alberto.
Alberto Tessa
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