Nel cuore dell’immensa Bombay (oggi Mumbai), nella lontana e povera India, c’è un grande edificio che i locali chiamano il “Miracolo di suor Eugenia”.
È una scuola che accoglie, oggi, 2500 tra bambine e ragazze, costruita in soli cinque anni, dal 1946 al 1951.
All’ingresso, in alto, c’è la foto dell’artefice di questo miracolo: suor Eugenia Luigina Versino, Figlia di Maria Ausiliatrice, nata nel 1905 a Giaveno, in borgata Buffa, là dove oggi c’è una strada che porta il suo nome.
Durante il noviziato, nel 1924-25, viene inviata ad Oxford, in Inghilterra, e nel 1926 emette i voti religiosi come Figlia di Maria Ausiliatrice. Ma è la strada della missionarietà quella a cui viene preparata e l’India la sua meta, nella quale approderà nel 1935.
Alcuni mesi fa, quattro nipoti di quella suora missionaria coraggiosa e caparbia sono riuscite a realizzare un sogno che da tempo accarezzavano: ripercorrere i passi della loro zia in India per vedere con i propri occhi cosa aveva costruito e cosa era rimasto.
Maria Ausilia, Olga, Valeria e Giuliana, figlie del fratello di suor Eugenia, Felice, mai nella loro vita si erano spinte così lontano da casa; l’altro fratello era Guido, padre di Piercesare ed Elio, residenti nella via dedicata alla zia.
Sono arrivate a Mumbai il 28 marzo e ne sono ripartite il 9 aprile: pochi giorni sufficienti per toccare con mano quanto creato dalla zia in una città dove la miseria dimora in ogni angolo.
Articolo completo su La Valsusa del 4 luglio.
Anita Zolfini
© Riproduzione riservata