Chiesa oggi

Domenica 2 febbraio torna la Giornata per la Vita

Da 47 anni la prima domenica di febbraio, il 2 in questo 2025, si svolge la «Giornata nazionale per la vita» sul tema «Trasmettere la vita, speranza per il mondo. “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita (Sapienza 11,26)”» indetta dalla Cei che nel messaggio invita a un’alleanza che rilanci il valore della maternità e della paternità, che favorisca «l’impegno legislativo degli Stati per rimuovere le cause della denatalità con politiche familiari efficaci e stabili nel tempo».
Per la Cei è urgente «promuovere la cultura e la trasmissione della vita, senza la quale nessuna forma di organizzazione sociale o comunitaria può avere un domani».
Sostiene «un’alleanza sociale che promuova la cultura della vita, mediante la proposta del valore della maternità e della paternità; impegni ogni persona di buona volontà a favorire le nuove nascite e custodirle come bene prezioso per tutti. Sulla base della «Spes non confundit», la bolla dell’Anno Santo 2025, sostengono «il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, che dà futuro a ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza. La Chiesa promuova un’alleanza sociale per la speranza, che lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini che riempiano le troppe culle vuote».
La «strage degli innocenti» di tanti bambini – «che perdono la vita nei teatri di guerra; che muoiono nelle migrazioni per mare o per terra; che sono vittime delle malattie o della fame nei Paesi più poveri; a quelli cui è impedito di nascere» – induca soprattutto i giovani «a guardare al futuro con preoccupazione e a impegnarsi per rendere il mondo migliore» mettendo al mondo dei figli.
Anche Papa Francesco insiste sulla tutela della vita umana dal concepimento alla morte naturale.
Essa interpella «la coscienza dei parlamentari che si dichiarano cristiani: siano coerenti coi valori umani e religiosi che dicono di professare e si impegnino per respingere la “cultura dello scarto”».

Pier Giuseppe Accornero

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