Chiesa oggi

Susa, don Ettore De Faveri ricorda l’amico “don Giampy”

Pubblichiamo il messaggio che don Ettore De Faveri, parroco di San Giusto e di Sant’Evasio, impossibilitato per motivi di salute a partecipare alla celebrazione del 22 gennaio, ha inviato ai fedeli proprio in occasione dei dieci anni del Fondo dedicato a don Gian Piero Piardi, istituzione fondata nel 2013 per onorare la memoria del sacerdote, scomparso il 19 gennaio 2012. Occorre ricordare che don Ettore, che era legato a don Giampy da una sincera amicizia, è anche il prete che ne ha preso il posto nella parrocchia di corso Couvert, portandola avanti lungo tutto quest’ultimo decennio:

“Cari amici, soprattutto voi parrocchiani di Sant’Evasio, vi saluto con tutto il mio cuore. Anzitutto, vi chiedo scusa, ma le mie condizioni di salute sono ancora insufficienti. Ma se Dio lo vuole, passerà. Oggi vogliamo ricordare insieme il nostro caro don Giampiero, che 11 anni fa è salito in Cielo. Da dove continua sempre ad essere il vostro parroco. Sono anche contento che venga intitolata a lui una stanza della casa parrocchiale, la biblioteca. Don Giampiero è stato un uomo di cultura, e ci ha lasciato questa eredità che dobbiamo saper sfruttare, perchè i libri non devono restare solo negli scaffali. Ho conosciuto don Giampiero in Seminario. Eravamo negli anni Cinquanta. Lui era due anni prima di me. Allora le classi erano separate, si stava insieme solo nel grande cortile a giocare al pallone, e, se ricordo bene, Giampiero era un’ottima ala. Quando arrivò per lui la vestizione clericale dopo la 5a Ginnasio, ci fu un pranzo in casa Piardi e c’era ancora il suo papà Faustino, che mancò prima dell’ordinazione sacerdotale di suo figlio, nel 1969. Erano anni in cui le due parrocchie di Susa non dialogavano molto tra loro. Ordinato prete, fu inviato come ‘vice’ a Sant’Antonino, che divenne la sua seconda patria. Prima con don Cantore, e poi con don Pierluigi Cordola. E fu questa una grande coppia che ha arricchito il paese. Gli anni passano, Sant’Evasio ha bisogno di un nuovo parroco, e così anche lui si trova a fare il parroco in casa. E alla sua parrocchia, ed ora ancor più sua, perchè ne era il parroco, cioè il padre, il pastore, l’amico che sapeva stare con tutti, ha dato tutto se stesso, realizzando anche opere importanti. La Chiesa parrocchiale, la cappella dell’Ecova, nota come Qua, la casa alpina di Ferrera Moncenisio, e tante altre ancora. Siamo stati insieme parroci a Susa, e con pazienza abbiamo lavorato per fare dei nostri parrocchiani una sola comunità. Io credo che questo oggi sia il nostro impegno, se vogliamo ricordare con i fatti chi è stato don Giampy. E tu, caro Giampiero, dal Cielo dove ora abiti veglia su tutti noi, e se qualcosa non va, fatti sentire. Ciao, e grazie”.

Don Ettore

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