Cultura

“E- mail a una professoressa”, il nuovo libro di Marina Lomunno e padre Beppe Giunti

E-mail a una professoressa è il titolo del libro, fresco di stampa, di Giuseppe Giunti e Marina Lomunno. Un titolo che immediatamente fa andare con la mente a “Lettera a una professoressa” di don Milani: quest’anno ricorre infatti il centenario della nascita del priore di Barbiana. Dalla “lettera” alla “mail”, segno dei tempi. Dalla campagna toscana al carcere, la scuola. Una scuola senza muri fisici e senza mura culturali. La scuola come principale e indispensabile strumento per sconfiggere la criminalità organizzata.

“Se non aggiustate la scuola, la camorra vincerà sempre; la camorra ha paura della scuola perchè vive nel silenzio, la scuola insegna le parole”, una frase di un detenuto che riassume, con semplicità, un concetto fondamentale: l’istruzione e la cultura fanno paura alle associazioni criminali.

Il potere della scuola sui ragazzi, soprattutto su quelli più fragili è grande, anche determinante: “La scuola può compiere il miracolo di far sbocciare questi ragazzi e portarli oltre ai loro limiti, perché diventino adulti”, scrive il direttore del settimanale La Voce e il Tempo, Alberto Riccadonna ma c’è anche un’altra eventualità: “Può decidere di rassegnarsi alla loro incapacità e lasciarli indietro, arrendersi, condannarli a un destino di emarginazione che sarà sempre più grave”.

Nel libro di Giuseppe Giunti e Marina Lomunno (edizioni Effatà) ci sono le testimonianze di detenuti. Ecco quella di Giuseppe, un collaboratore di giustizia: “Cara professoressa degli alunni non si deve vedere solo il male, ma anche il bene. Io avevo dodici anni quando a scuola ho portato il primo coltello, e l’ho adoperato. Era la scuola della malavita che mi stava insegnando, tu invece mi sgridavi per i compiti non finiti o perché guardavo fuori dalla finestra mentre tu insegnavi. Cara la mia professoressa, a scuola non si deve abbandonare il più debole al suo destino di sospensioni e bocciature. Gli alunni si vanno a prendere a uno a uno, specialmente si vanno a cercare quelli che non vogliono studiare”.

Il volume ha la prefazione di Maria Teresa Pichetto, cofondatrice del Polo universitario per studenti detenuti e la postfazione di Elena Lombardi Vallauri, direttrice della Casa Circondariale-Lorusso e Cutugno di Torino.

C.T.

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