Il suo nome è Graziella, il Cognome Trontel; classe 1938, abita ad Avigliana ed è testimone diretta di quel che avvenne nel periodo dell’esodo degli italiani dalla città di Fiume, oggi nota col nome croato di Rijeka.
Graziella ha raccontato la sua storia venerdì 3 febbraio nel corso di un incontro sulla vicenda dell’esodo giuliano dalmata organizzato dall’Unitre.
“Già nel 1944, dopo la sparizione del zio paterno che faceva l’impresario edile – ha raccontato – la mia famiglia iniziò ad avere paura. E se nel resto d’Italia, il movimento partigiano aveva contribuito nel restituire la libertà dall’oppressione nazifascista, sulla frontiera orientale capitava l’esatto contrario. Con l’avvento dei partigiani di Tito, nel maggio 1945, si apriva una nuova stagione di terrore che indusse molti fiumani a lasciare la città”.
Graziella, con la famiglia, abbandona Fiume nel 1949, insieme al padre e alla sorella, mentre alla mamma viene rifiutato il permesso di partire e la domanda di opzione per l’Italia viene inizialmente bocciata.
Servizio su La Valsusa del 9 febbraio.