Cultura

Il migliore alpinista della Val di Susa: il camoscio

L’aria è fredda, fa gocciolare il naso. Il cielo azzurro, ripulito dalla nevicata di ieri, sovrasta il mare di nubi sul fondo valle separando nettamente la luce dal buio.

La neve non è alta, in superficie ha una leggera crosta che si rompe ad ogni passo. Nel silenzio del primo mattino il rumore è impressionante.

In alto alcune macchie scure si stagliano nettamente: un placido branco di camosci ha scelto un pendio un po’ roccioso e un po’ ripido dove trovare chiazze di erba secca da brucare.

La loro “distanza di fuga” è diminuita progressivamente in quasi mezzo secolo di divieto di caccia all’interno dei Parchi e si possono osservare con più facilità senza avvicinarsi troppo perché sono dotati di un ottimo fiuto, ci vedono bene e ci sentono ancor meglio. Se si allarmano sibilano un fischio caratteristico che agita tutto il gruppo.


Il camoscio (Rupicapra rupicapra) è il più tipico rappresentante della fauna alpina, l’unico ad essere sempre rimasto in Val Susa.

Servizio su La Valsusa del 21 novembre.

Luca Giunti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Visualizza l'informativa privacy. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.