Riassunto
La sera del 23 aprile duomo di Torino gremito per la grande veglia guidata dal Card. Repole in suffragio di Papa Francesco con i fedeli delle diocesi di Torino e Susa.
“Uomo innestato in Cristo”, “uomo che ha attraversato la sua esistenza avendo chiaro che Cristo è il punto di fuga di questo mondo”. Con queste parole il cardinale Roberto Repole ha ricordato Papa Francesco nella grande veglia in suffragio celebrata nella cattedrale di Torino con i fedeli delle diocesi di Torino e Susa e con migliaia di persone collegate nella diretta streaming.
Un duomo gremito, a testimonianza di quella capacità di conquistare il cuore di milioni di persone sulla quale l’Arcivescovo si è soffermato evidenziando che “è nel lungo giorno della Pasqua che ancora stiamo vivendo che Papa Francesco è passato da questo mondo al Padre e forse non poteva essere diverso perche è stato un uomo innestato in Cristo Risorto e di qui originava la spontaneità con cui si rapportava con tutti, da qui la gioia, quella gioia di cui il nostro mondo troppo triste ha infinito bisogno”. “Chiediamo”, ha aggiunto, “di essere fedeli al Vangelo annunciato, di essere innestati in Cristo risorto, invochiamo per lui e per tutti noi quella misericordia di Dio che ci ha insegnato a vedere”.
Un invito a guardare all’esempio del Papa – in riferimento anche al passo evangelico del ritorno in vita di Lazzaro, scelto per la preghiera – anche nella sua umanità che, come quella di Gesù che piange l’amico morto, è un’umanità che poichè innestata in Cristo non è “in antitesi con la possibilità di legarsi ad altri e di vivere le passioni profonde della nostra umanità, ma anzi è ciò che ha permesso a lui di essere uomo nel modo più autentico”.
Unito a Cristo e per questo profondamente umano e coerente con la gioia evangelica che scaturisce da chi è “ancorato” in Lui e che ha testimoniato fino in fondo, Papa Francesco è stato anche capace di vivere e trasmette l’essenza dell’essere cristiani: riconoscere che “Gesù è la vita perché è il punto di fuga du questo mondo” e come tale “spalanca orizzonti di infinito, di eternità”, oggi più che mai profetico rispetto ad un modo che rischia di chiudersi in se stesso nel cercare di preservarsi. E su questo ancora una sottolineatura del cardinale che ha ricordato come di fronte alle preoccupazioni dei medici Francesco abbia dimostrato di guardare oltre, di non preoccuparsi di preservare la sua vita ma di volerla donare fino in fondo”. Anche questa una eredità da custodire e trasmettere.
A conclusione della Veglia, l’offerta di un cero a Maria e la richiesta del cardinale – velata di commozione – di essere accompagnato nella preghiera nel viaggio a Roma (in partenza giovedì mattina) per i funerali e il conclave.
