Nella prima mattinata di venerdì 22 febbraio, i richiedenti asilo – bambini e donne soprattutto, ma anche uomini – ospitati a Coazze sono stati trasferiti d’urgenza nel centro di Settimo Torinese.
Lo stesso è avvenuto per gran parte dei migranti accolti a Bruino, Nichelino e Torino, tutti in carico all’associazione L’Ulivo.
Un provvedimento ordinato dalla Prefettura di Torino. Il 31 gennaio scorso è infatti scaduta la convenzione tra l’associazione e la Prefettura stessa, fondata su una “manifestazione d’interesse” più volte rinnovata nei due anni in cui L’Ulivo accoglie migranti.
A Coazze, in particolare, è presente una delle rare strutture del torinese che ospitano nuclei familiari. Le “manifestazioni d’interesse”, utili nell’affidamento diretto durante la prima emergenza, devono ora chiudere e “cedere” gli ospiti ai vincitori dei bandi.
Al di là delle motivazioni che hanno portato ad una tale decisione (che approfondiremo nell’edizione de La Valsusa di giovedì 28 febbraio), a farne le spese sono i più deboli, cioè bambini e donne.
Di seguito una riflessione della consigliera alla cultura di Coazze, Attilia Cometto.
La “deportazione” dei migranti di venerdì mattina, terribile veramente, avrà anche delle conseguenze sugli italiani, in particolare sui nostri bambini coazzesi compagni di scuola dei bimbi portati via da un pullman con due sacchi neri per mettere i vestiti.
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