Il nostro direttore, don Ettore De Faveri, ha intervistato l’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, mons. Cesare Nosiglia. Di seguito riportiamo un breve stralcio dell’intervista che si può trovare integralmente sul numero de La Valsusa in edicola dal 6 gennaio.
Poco più di due anni fa, lei è diventato anche vescovo di Susa ed ha così conosciuto direttamente questa Valle. Un tempo certamente breve, ma che lei ha saputo riempire con una presenza davvero straordinaria. Ebbene, che idea si è fatto della Valle di Susa? Pregi e difetti.
Ho scoperto, via via che incontravo le comunità parrocchiali della Diocesi di Susa, i sacerdoti e le religiose e i fedeli tutti, una realtà molto attiva e ricca di fede e di impegno concreto per vivere e testimoniare la vita cristiana vissuta sempre con fedeltà e concretezza. Mi sono dunque trovato molto bene negli incontri che ho avuto perché notavo un’accoglienza ricca di umanità e di un motivato realismo, ma sempre aperto al di più che il Signore promuoveva e orientava sulla via della fedeltà al Vangelo. Parlare di difetti dunque mi riesce difficile perché non riguarda né il clero generoso e ricco di disponibilità nello svolgere il suo ministero né i laici impegnati a sostenere con frutto i vari servizi sia per quanto riguarda le celebrazioni liturgiche che le opere di carità e di testimonianza. Lo stesso vale per ogni altro aspetto anche concreto gestito e orientato dagli organismi giuridici stabiliti dalla Curia. Purtroppo resta la realtà delle scarse vocazioni, anche se sono contento di aver potuto promuovere il diaconato permanente che lascia ben sperare per il futuro. Anche l’apporto di sacerdoti di Paesi missionari che si prestano a offrire il loro contributo per aiutare i nostri sacerdoti nell’esercizio del ministero rappresenta un aiuto necessario che dovrà essere promosso e sostenuto d’intesa con i Vescovi locali.