Pubblichiamo di seguito un racconto inedito gentilmente offertoci dall’autore tranese Sergio Vigna che ogni anno si diletta a scrivere qualche storia natalizia senza tempo. Quella che ci propone, purtroppo, è di stringente attualità.
Il cielo stellato era solcato da missili e il boato di esplosioni scuotevano Zarifa che era in attesa di dare alla luce la sua prima creatura.
“Chissà se sarà un maschio”, dichiarò Karim seduto accanto al letto della moglie.
“Speriamo di sì, ma non adirarti se sarà una femmina”, rispose lei tra i dolori del parto.
“Avrei voluto portarti in ospedale, ma è lontano e pericoloso e con l’asino ci vuole troppo tempo, ti aiuterò io” la tranquillizzò Karim.
I dolori aumentavano, ma la fede in Dio le donava la forza per superare la paura.
“Se è maschio come lo chiamerai?” Domandò Zarifa al marito.
“Non lo so, deciderò quando sarà nato.”
Zarifa emise l’ultimo urlo mentre un fagottino bagnato vedeva la prima luce.
“È maschio!”, gridò Karim mentre avvolgeva il figlio in un telo bianco.
“Sia lodato il Signore”, pronunciò a bassa voce la moglie.
“Se fosse stato fra tredici giorni sarebbe nato come nostro Signore Gesù Cristo”, commentò Karim.
“Perché non lo chiami Gesù? Lui è nato qui e in tanti Paesi si festeggia proprio questa notte” rispose Zarifa.
“Per noi cristiani ortodossi no, la nascita è il sette gennaio” precisò lui convinto.
In quel momento una granata esplose a pochi metri dalla loro misera casa, sventrando porta, finestra e un lato di parete, lasciando intatto solamente il letto su cui giacevano con il figlio appena nato.
Coperti di polvere bianca, illesi e con negli occhi il terrore appena vissuto, Zarifa e Karim guardarono il neonato con la paura che fosse ferito, ma quando lo videro sereno e sorridente senza nemmeno un granello di polvere sulla pelle, Karim strinse la mano di Zarifa e con le lacrime agli occhi disse: “Sì, chiamiamolo Gesù.”
Sergio Vigna
