Gentile Direttore, a riscontro della lettera pubblicata dal vostro giornale la scorsa settimana, riguardante l’assistenza prestata a fine agosto dal Pronto Soccorso di Susa a una paziente 93 enne, ci premono alcuni chiarimenti, senza evidentemente poter entrare nel dettaglio, in questa sede, della situazione clinica riscontrata.
Il percorso diagnostico è stato seguito correttamente. Alcune fratture possono non essere visibili a una radiografia standard del bacino; in caso di presenza di dolore protratto e intenso, a completamento diagnostico si effettua una Tac. In questo caso le indagini diagnostiche sono state rapidamente effettuate e hanno evidenziato una frattura composta. La paziente è stata valutata dallo specialista ortopedico, che non ha dato indicazioni chirurgiche.
Si precisa che con tale espressione si intende che “non è necessario un intervento chirurgico”, piuttosto che “frattura non operabile” come riportato nella lettera. Alla dimissione, sono state fornite tutte le prescrizioni del caso, in particolare: riposo per 10 giorni, prevalentemente a letto, e mobilizzazione consentita in base alla tolleranza al dolore (controllo del dolore con antidolorifici, come indicato). Normalmente, quando si presentano particolari problematiche socio-assistenziali per una dimissione a domicilio, offriamo sempre la massima disponibilità, talvolta anche posticipando, se possibile, la dimissione.
Ci rammarichiamo che nel caso della Signora, tale esigenza non sia stata pienamente compresa e ci scusiamo con lei e con la figlia. Anche se, tuttavia, non sempre prolungare la permanenza in un pronto soccorso rappresenta la scelta migliore, soprattutto nel caso di un paziente così anziano, più di altri fragile e potenzialmente soggetto ai rischi correlati all’ospedalizzazione.
La Direzione Generale dell’Asl To 3, Collegno