Riassunto
Santo Volto gremito in ogni ordine di posti e tante comunità collegate per la prima catechesi rivolta agli adulti delle diocesi di Torino e Susa guidata dal Vescovo Repole la sera del 22 novembre.
Più di due mila persone alla ricerca, a cercare nella Parola commentata dal Vescovo Repole una luce, una via, una riflessione da “portare” nella propria vita. Alla ricerca di un Qualcuno da incontrare “rallentando” il ritmo di una giornata, magari frenetica. Così venerdì sera il Santo Volto era gremito in ogni ordine di posti e tante le comunità collegate per la prima catechesi rivolta agli adulti delle diocesi di Torino e Susa guidata dal Vescovo Repole la sera del 22 novembre. Segno bello di una sete di senso che il mondo adulto spesso non trova soddisfatta e alla quale il ciclo “Che cosa cercate?” – aperto sulla figura di Maria di Magdala – ha offerto una prima risposta. Maria di Magdala scelta, come ha sottolineato mons. Repole, per “sgomberarci da alcuni equivoci circa la fede che potremmo portarci dentro”, fede che “non è una serie di idee sulla realtà alle quali aderire con la nostra mente e magari da difendere strenuamente da chi ha altre idee sulla vita, sulla morte, sulla politica, sui migranti, i poveri, la ricchezza o l’economia…”, ma è un “incontro con Gesù vivo, non al di qua, ma oltre la morte, ritornato vivo dopo essere stato morto, vivo non solo con una parte di sé, ma anche con il suo corpo, con il quale ha amato, ha abbracciato, ha incontrato”.
Un Gesù che, come ha spiegato l’Arcivescovo, mostrandosi risorto ci conduce al centro della nostra fede: “Se vogliamo sapere cosa ci rende cristiani dobbiamo riconoscere che il centro è che Gesù è tornato dalla morte ed è vivo per sempre e che anche noi siamo destinati a vivere con Lui per sempre. Gesù promette anche a noi di vivere per sempre e se non fosse così tutte le esperienze belle e negative, le sofferenze come le gioie indicibili, le ingiustizie che feriscono la nostra umanità o la povertà cui milioni di uomini sono condannati, se non fosse così tutto non avrebbe alcun significato, passerebbe tutto e non ci sarebbe nulla che resta, che rimane”. “Nella fiducia che Gesù è risorto percepisco che ha un valore immenso ogni attimo della mia esistenza, ogni cosa che faccio, anche la più piccola”. Nella promessa di eternità dell’incontro con il Risorto, c’è il valore di ogni azione e la risposta ad ogni solitudine. Risposta non spiegabile dalla scienza, ma che dal sepolcro vuoto, dalla testimonianza di una Maddalena che ne coglie la voce, si traduce in un sentirsi avvolti e abbracciati, e non solo, ma che si è “un valore infinito”. “Questa sera possiamo sperimentare che è possibile anche per noi smettere di piangere e anche di piangerci addosso. Questa sera posso sentire che Gesù risorto è vivo e mi chiama con il mio nome e questo nome pronunciato da lui non scomparirà mai, che io non scomparirò mai: io sono vivo per sempre e in profondità perchè mi chiama Lui, il Risorto”.
Presenza che colma ogni solitudine e vuoto come i tanti che si sperimentano anche nella folla, anche nella iperconnessione, Presenza che fa cogliere che “all’inizio del cristianesimo c’è questo: l’incontro tra me e il Cristo vivente”, come lo è stato per tanti quando al termine delle parole dell’Arcivescovo si lasciato spazio al silenzio.
Silenzio per depositare parole che potranno ancora essere riprese e rielaborate singolarmente o nelle parrocchie prima del prossimo incontro di gennaio anche attraverso i materiali che saranno messi a disposizione sul sito diocesano e perché il “che cercate?” possa trovare ancora altre risposte e suscitare altre domande.