Riassunto
Oltre mille giovani - tra cui anche un gruppo di segusini guidati da don Antolello Taccori -al Santo Volto venerdì 16 febbraio per la terza catechesi dell’Arcivescovo. Un “percorso” dal male incarnato nel tradimento di Pietro, alla tenerezza dello sguardo d’amore del Padre, alla forza della libertà.
Da un lato il peso del male che schiaccia il mondo e che alberga anche nel cuore dell’uomo, il peso del tradimento e delle ingiustizie subite e causate. Dall’altro un gioco di sguardi: quello dell’amore di Dio che guarda al cuore di ciascuno. Questo il filo conduttore della terza catechesi che l’Arcivescovo Repole ha proposto agli oltre mille giovani riuniti al Santo Volto venerdì 16 febbraio. Una catechesi che ha affrontato il tema del male espresso nel tradimento di Pietro offrendo la risposta di Gesù che ” è stato travolto dall’odio, dalla violenza e dal tradimento ma non ha reagito allo stesso modo e neppure con rabbia. Al contrario, ha reagito immettendo amore, donando tutto sé stesso, continuando a voler bene a Pietro e a tutti gli altri, nonostante stesse ricevendo del male. E così facendo, ha immesso un amore non solo umano, ma l’amore stesso di Dio, la tenerezza e la bontà di Dio. Ed è questo che ha trasformato Pietro, gli ha permesso di vedere il male che aveva fatto e di prenderne le distanze. Ed è questo amore che può liberare ognuno di noi dal male che facciamo, dalle nostre imperfezioni, dalle nostre fragilità, dalla nostra parte tenebrosa”.
Un invito dunque a immergersi in quello sguardo trasformante, quello sguardo che “mi dice che sono amato così come sono, che a Lui e a Dio non interessano le mie prestazioni, a Lui e a Dio interesso soltanto io! Talvolta, altri pretendono o noi stessi pretendiamo di essere diversi da quello che siamo: nel fisico, nel carattere, nei risultati che otteniamo a scuola o nel lavoro, nelle amicizie e nelle relazioni che viviamo. Possiamo lasciarci guardare da Gesù e far scendere nel profondo di noi stessi quello sguardo, per sentire come ci risana il fatto di sapere che Lui non pretende che siamo altro da quello che siamo. Lui ci guarda ed ama proprio così come siamo!”
Uno sguardo in cui immergersi, ma anche uno sguardo da assumere e con cui volgersi alle situazioni che sono intorno – quelle di guerra, di fatica, ma anche quelle vicine, le relazioni del vissuto quotidiano – riconoscendo che “Dio ha profondo rispetto del mondo finito che ha creato e, soprattutto, ha rispetto e prende sul serio la libertà di noi uomini. Ben sapendo che noi possiamo usare male, anzi molto male, della nostra libertà: uccidendo invece che aiutando gli altri a vivere; umiliando gli altri, invece che sostenerli; facendoci i fatti nostri, invece che interessarci dei nostri fratelli; accumulando beni in modo egoistico, invece che condividere con gli altri…
Gesù crocifisso dice che Dio prende estremamente sul serio la nostra libertà e ci lascia liberi anche quando usiamo male la libertà che abbiamo tra le mani e che siamo. È in questo modo che Egli è onnipotente”.
Il male, la tenerezza ed ecco la libertà. Il terzo passaggio sul quale l’Arcivescovo ha usato parole forti, ha provocato i giovani toccandoli in quello che rispetto alle scelte che vivono sentono spesso come elemento critico.
“Che cosa mi impedisce di prendere sul serio, anch’io, la mia libertà? Che cosa mi ostacola a giocare la mia libertà e la mia vita per qualcosa di grande, di vitale, che vale davvero? Perché non pensare fino in fondo se c’è qualcosa per cui valga la pena di rischiare investire la mia libertà? Mi è mai capitato di pensare di spendere la mia libertà per Dio, in una qualche forma, anche se magari adesso non mi è ancora del tutto chiaro?
In ogni caso, se la mia libertà è così importante per Dio che Gesù ha accettato di salire sulla croce pur di mostrarmelo, tutto posso fare meno che sciupare questo grandissimo dono che è la mia libertà: in cose di poco valore, nel divertimento a tutti i costi, in scelte sbagliate e superficiali, che mi fanno solo del male. Siamo troppo importanti per buttarci via in cose ed esperienze futili o che ci fanno del male!”
Un “percorso” dal male incarnato nel tradimento di Pietro, alla tenerezza dello sguardo d’amore del Padre, alla forza della libertà, suggellato da uno “scambio” che ha concluso la catechesi. Una piccola pietra consegnata difronte all’altare ricevendo in cambio una croce. Il peso del male sostituito dalla forza liberante dell’Amore che dalla croce ha investito ogni uomo.
Al termine della catechesi l’opportunità di vedere sul sagrato del Santo Volto una mostra dedicata al beato Frassati esempio di giovane che ha esercitato la sua libertà per vivere il Vangelo fino in fondo.