Uccisa per mano dei terroristi. È morta così, la sera del 6 settembre, nel Mozambico per cui tanto si è spesa nei suoi 59 anni di missione, suor Maria De Coppi, sorella comboniana. Trevigiana, aveva 83 anni e dal 1963, poco più che ventenne, operava insieme a consorelle e confratelli a fianco delle donne, dei bambini e dei più fragili, nello stato dell’Africa orientale dilaniato da anni da lotte intestine, terrorismo di matrice jihadista, sfruttamento (il paese è ricco di giacimenti di gas e petrolio), e provato da siccità e carestia.
Un vero e proprio assolto avvenuto nella missione di Chipene, nelnord del Mozambico, durante il quale, oltre ad uccidere suor Maria, i terroristi hanno dato alle fiamme la casa delle religiose, l’ospedale, la chiesa, i mezzi, i dormitori (Lar). A salvarsi, invece, due confratelli e due consorelle, nascosti in casa e scappati nella boscaglia.
Ma la missione di Chipene, a Giaveno, non è affatto sconosciuta. Per anni, infatti, dal 2000, un gruppo di giavenesi dell’associazione “Pro Alua Mozambico” guidato da Fulvio Fiore si è recato in quel lembo di terra dividendosi tra le missioni di Alua, Nampula, Maputo, Marrere, Manguende e, appunto, Chipene. Un progetto solidale che, è bene ricordarlo, proseguetuttoranonostante i viaggi si siano interrotti nel 2016, a causa dei crescenti scontri armati.
Servizio su La Valsusa del 15 settembre.