Lunedì 30 gennaio si celebrerà, all’Abbazia della Novalesa, il cinquantenario dell’acquisizione al patrimonio pubblico del complesso da parte della Provincia di Torino.
Ho avuto la fortuna di seguirne la fase di recupero edilizio-architettonico durante le presidenze di Mercedes Bresso e di Antonio Saitta, fino al 2009.
Un’occasione per meglio conoscere la comunità monastica che le conferisce l’anima, associando al patrimonio storico artistico un’indispensabile atmosfera di spiritualità. Più recentemente, in occasione di un saggio pubblicato su Segusium n 56 / 2018, ho raccolto la testimonianza dei primi monaci tornati, nel 1975, in abbazia.
Fu allora che l’unico di loro a non abbandonare mai Novalesa, padre Daniele Mazzucco, sottolineò il rimpianto per non aver potuto assicurale un altro ritorno, quello di alcuni oggetti e segni artistici che per secoli ne hanno accompagnato la vita monastica e che in parte furono appositamente creati a sostegno della manifestazione di spiritualità e di fede del luogo.
Servizio su La Valsusa del 26 gennaio.
Valter Giuliano